" ... Il libro della vita comincia con un uomo e una donna in un giardino e finisce con .... l'Apocalisse"

Oscar Wilde

martedì 14 giugno 2011

Ci sono giorni ....



Ci sono giorni in cui è così difficile esprimersi!

Ci sono giorni in cui sembra impossibile essere capiti!

Non da sconosciuti o stranieri, ma proprio da coloro che mi sono vicini,

da coloro che amo e che mi amano, o almeno così dicono,

coloro che condividono la mia vita e la mia intima quotidianità.

Ci sono giorni in cui quello che ti dico ti destabilizza,

quello che ascolto mi rende insicura …

Ci sono giorni in cui ti perdo in una semplice parola capita male,

che non raggiunge né la tua lunghezza d’onda emozionale,

né la tua sensibilità di quel preciso momento.

Ci sono giorni in cui, senza saperlo, suscito una successione

Di risposte stereotipate, di giustificazioni, di condanne, che sembrano senza appello.

Ci sono giorni in cui mi sento giudicata, etichettata, sminuita e senza valore.

Ci sono giorni in cui io funziono come te.

E la cosa più terribile è che non mi ascolto mentre lo faccio.

Lo scopro più tardi, troppo tardi, quando tutti e due spossati,

conserviamo nella parte più preziosa di noi soltanto il nostro silenzio.

Quando ci aggrappiamo al nostro rifiuto come a una boa,

ultima protezione dal panico di smarrirsi.

Ci sono giorni in cui tu esci da me e io esco da te,

straziata, stordita, disperata.

Ci sono giorni in cui

Dopo i nostri scambi sterili, senza vita, ci perdiamo, ogni volta un po’ di più.

Ci sono sere in cui, non so più dote ritrovarti.

Ci sono mattine in cui detesto questa solitudine a due che chiamano relazione intima.

Ci sono giorni … soltanto giorni.

Allora cerco appoggio su tutti gli altri giorni,

giorni da inventare ogni giorno , tu ed io,

per costruire insieme un avvenire a due ….


J. Salomè

lunedì 23 maggio 2011

Equilibrio delle forze


Quando uno decide di non lasciarsi più definire dalle paure, dai desideri o dai bisogni dell’altro, allora la relazione d’amore può cominciare …

Le forze di coesione e di separazione in una coppia sono intimamente mescolate, vicine e interdipendenti le une rispetto alle altre.

L’equilibrio che occorre raggiungere si fonda su un dosaggio tra tali forze. Le une e le altre sono necessarie e aiutano ad alimentare le forze di vita della coppia.

Una eccessiva prevalenza delle forze di coesione rischierebbe di condurre ad una forma di pietrificazione o di fossilizzazione dei due partner e di conseguenza della relazione.

La rigidità mortifera o di mummificazione di certe relazioni è tragica, perché la vivacità della vita ne è assente.

Quanto alle forze di separazione o di dissociazione, pur favorendo l’autonomia di ciascun partner, contribuiscono a mantenere viva la coppia e la aiutano ad attraversare le crisi legate alla sua evoluzione.

L’equilibrio delle forze sarà rinforzato o indebolito a seconda che siano o no rispettate alcune regole fondamentali di igiene relazionale. Queste regole si articolano attorno ad alcuni principi cardinali non negoziabili.

Voglio dire con questo che essi non saranno rimessi in discussione ad ogni occasione di malinteso o di dissenso.

Ben sapendo che, se questi punti di accordo basilari sono trasgrediti troppo a lungo, la relazione subisce una minaccia di erosione, di inquinamento o di asfissia.

Potremo formulare questi principi come una vera e propria Dichiarazione dei Diritti all’Amore:

  • Amarti senza sottometterti
  • “Addomesticarsi” senza metterti in gabbia
  • Conoscerti senza irrigidire la mia visione
  • Trovarti senza nascondermi
  • Raggiungerti senza minacciarti
  • Accoglierti senza trattenerti
  • Chiederti senza obbligarti

  • Darti senza svuotarmi
  • Lasciarti senza dimenticarti

  • Riempirti senza colmarti
  • Esserti fedele senza tradirmi
  • Sorriderti e intenerirmi
  • Scoprirti e stupirmi
  • Meravigliarmi e lasciarmi andare alla fluidità
  • E restare così viva e libera, aperta alle possibilità dei nostri incontri
  • Essere così riconciliata, unificata, rinnovata, agli entusiasmi della nostra vita in comune

Se non mi lascio definire dai desideri e dalle paure dell’altro, se non temo di definirlo in funzione dei miei desideri o delle mie paure, posso sperare di alimentare una relazione viva e duratura.

Vivere la coppia in modo duraturo e in una relazione di creatività vorrà dire prima di tutto correre il rischio di assumere una posizione il più possibile chiara nelle mie aspettative, nei miei contributi e nelle mie zone di intolleranza e di vulnerabilità.

Vorrà dire proporre all’altro di stabilire i suoi confini, di affermarsi anche nelle sue richieste, nelle sue aspettative e nelle sue zone di intolleranza e di vulnerabilità.

Vorrà dire ancora accettare di scoprire con stupore la possibilità di una relazione viva e sempre da costruire, da alimentare e sviluppare con la persona che mi ha scelto e che io ho scelto.

Ogni relazione contiene una parte imprevedibile, un’incognita legata alle evoluzioni, alle rivelazioni e agli incontri che costellano ogni esistenza. E’ il rischio relativo ad ogni forma di vita.

Un rischio sempre più ridotto se preso in considerazione da uno sguardo lucido sulla realtà e dal ricorso a punti di riferimento e ad un trattamento preventivo dei malati dell’amore e del disamore e la comunicazione partecipa a questa prevenzione ……

“ Amare è anche tentare di conciliare

due grandi amori inseparabili.

Essere innamorati della propria libertà

e innamorarsi della libertà dell’altro”

J.Salomè

venerdì 20 maggio 2011

Forze di separazione ( II parte)


Continuiamo il nostro viaggio tra quelle forze, spesso sottese e subdole, che sono spesso causa di crisi e che ,pur essendo al servizio del cambiamento, minano il cammino dei due partner.

Il “Biberon relazionale”

Un altro fattore che alimenta notevolmente le forze di separazione in una coppia è il fatto che il ragazzo e la ragazza non sono stati nutriti con lo stesso “biberon relazionale”. Una madre non accetta o proibisce le stesse cose, non ha le stesse intolleranze né le stesse aspettative sul figlio e sulla figlia.

Nel bambino investe soprattutto i propri desideri. Il desiderio che riesca nella vita, che abbia un buon posto di lavoro, che sia in ordine, educato, gentile con lei, che riempia in qualche modo i suoi bisogni originari, che colmi la differenza. “Vorrei che ti cambiassi i pantaloni, che ti pettinassi diversamente, che fossi puntuale ai pasti”. “Vorrei che…” è spesso il segno di un desiderio sull’altro.

Nella bambina la madre investirà soprattutto i sentimenti. “Mi piacerebbe che ti vestissi diversamente “; “Non mi piaci quando ti pettini così”, “Se mi volessi bene mi saresti di aiuto, non mi faresti preoccupare ..”.

Il padre esprime i propri desideri sotto forma di esigenze più implicite.

Tra madre e figlia, sentimento e relazione diventano l’oggetto di un tacito accordo, in base al quale troppo spesso la figlia, e più tardi la donna, crederà che l’amore dato (o ricevuto) dipenda dal grado di soddisfazione sollecitato nell’altro con i propri comportamenti modi di essere.

La futura donna si struttura, troppo spesso, su questa specie di equivoco affettivo: “Sono amata quando compiaccio, quando non deludo, quando non do preoccupazioni alla’latro … quando sono gentile con l’altro …”

Il bambino, nutrito più che altro da desideri, aspettative di riuscita o dir realizzazione, viene in qualche modo più valorizzato. La bambina sarà nutrita dalla speranza di essere amata non per quello che è ma per quello che fa o non fa.

Vent’anni dopo, l’uno (indovinate chi) proporrà i propri desideri: “Ti voglio” o “Vorrei che”, l’altro (indovinate chi) esprimerà i propri sentimenti con: “Ti amo”, “Vorrei essere amata da te”.

Questo divario, se non viene portato alla coscienza sarà all’origine di una molteplicità di frustrazioni e tensioni. Alimenterà i rischi di separazione o di dissenso in una coppia. E questo indipendentemente dalla natura, dalla positività, dalla forza o dalla profondità dei sentimenti, perché un logoramento sordo della relazione può deteriorare lentamente anche l’amore più splendido.

Differenze nella geografia intima dei desideri

La dinamica del desiderio nell’uomo e nella donna è soggetta a molteplici variabili. Al di là della familiarizzazione e della conoscenza brancolante dei primi tempo, la costruzione della relazione presuppone un apprendimento reciproco della geografia segreta e fragile dei desideri di entrambi.

Il desiderio maschile, come abbiamo visto , è imperniato piuttosto sulla conquista, è di tipo espansionistico, audace, a volte intrusivo, altre volte possessivo.

Il desiderio femminile è all’ opposto dell’espansione, è rivolto all’interiorità. La donna osa esprimere il proprio desiderio per accrescere, per ampliare, è spesso nell’atteggiamento di chi si dona.

Anche nell’incontro così delicato degli slanci e dei voli, il movimento contraddittorio dei desideri può svilupparsi sia in completezza, sia in antagonismo.

L’incomprensione dei percorsi, delle attenzioni, la ripetizione a volte meccanica di qualche gesto nello sfiorarsi, di insistenze metodiche non contribuiscono certo a svegliare, trasportare e rinnovare il desiderio reciproco. Le forze di coesione in una coppia acquisiscono grande dinamismo nell’incontro dei desideri e nello sviluppo dei piaceri.

Slegarsi per unirsi.

Un’altra forza di separazione consiste nella capacità o no di slegarsi per potersi legare di nuovo.

Se l’uno o l’altro dei partner resta legato ad una relazione significativa del proprio passato, a papà o mamma o a un vecchio amore,se resta troppo dipendente dalle aspettative, dai desideri di queste immagini significative della sua storia, se rimane perso nella nostalgia “di tutto quello che sarebbe potuto succedere se …”, farà fatica a costruire una nuova unione, a impegnarsi e anche a definirsi in una relazione di coppia basata sul coinvolgimento, sulla reciprocità e sul dono di sé.

Succederà così che una coppia sarà talvolta formata da più coppie informali, con alleanza latenti e implicite più solide e reali delle alleanze ufficiali.

In alcuni casi, la “vera coppia” può essere costituita dalla relazione del marito con la propria madre, dalla relazione della moglie con il proprio padre o la propria madre, con l’uno o l’altro dei figli, dalla relazione del marito con il suo lavoro.

Può anche succedere che sia una vecchia relazione amorosa non terminata, anche se non si traduce in atti, ad occupare lo spazio affettivo di un uomo o di una donna, rischiando di annullare la relazione della coppia nel suo presente. Queste coppie differenti possono essere complementari o rivali. Se sono complementari, apportano a volte una ventata di ossigeno alla coppia ufficiale e paradossalmente la rendono stabile.

Alcune coppie durano soltanto per la presenta di un terzo che garantisca l’equilibrio degli altri due. Si creano così sottili triangolazioni, il cui vertice mantiene stabile la base. Questa dinamica sembra difficile da comprendere, tuttavia è frequente vedere coppie sfasciarsi quando scompare la terza persona.

Altre volte,le diverse “coppie” di una coppia possono diventare rivali, urtarsi, tentare di distruggersi. “Ti ho sempre detto che non era la donna per te”, dirà una madre che vede nella nuora una rivale. “Sai bene che soltanto io ti voglio bene veramente e che tua madre ti sfrutta e ti prende in giro”, risponderà la moglie. Sono innumerevoli gli esempi di questa lotta quotidiana per catturare l’affetto di una persona, che si sentirà strattonata da una parte e dall’altra, in mezzo a parecchi obblighi.

Così le coppie esistenti all’interno di una coppia si dichiarano guerra a volte fino all’ultimo sangue per appropriarsi si uno dei due partner, per catturarlo. La persona che costituisce la posta in gioco di questi conflitti cercherà in modi diversi di soddisfare, rassicurare, dare prova d’amore e dedicare tempo ad ognuna delle parti.

Somatizzazioni violente e croniche unite ad alto stress e costante insoddisfazione sanzioneranno così l’impossibilità di slegarsi per unirsi al partner scelto.

Se ogni membro della coppia si dà i mezzi per chiarire la propria storia e il proprio passato, se accetta di prendere una posizione in rapporto ai doveri o alle missioni di cui si è fatto carico e di condividere riguardo a tutto ciò, si dà al tempo stesso maggiori possibilità per allearsi e impegnarsi con il proprio partner.


… continua nel prossimo post …..

mercoledì 18 maggio 2011

Forze di separazione (I parte)



Le forze di separazione in una coppia hanno origini diverse: in primo piano sta però la difficoltà a scoprire e ammettere che i bisogni e i processi profondi che caratterizzano l’organizzazione della personalità di una donna e di un uomo sono per lo più basati su principi di tipo antagonista, per quanto riguarda il mettere in comune e la condivisione.

Vediamo un po’ in che modo ….

Archetipi.

Al di là delle trasformazioni culturali e dei rituali che strutturano le relazioni amorose, una delle differenze quasi universali specifiche della dinamica delle donne e degli uomini si misura in base alla modalità secondo cui le une e gli altri parlano dell’amore, dei loro sogni e delle loro esperienze.

Le donne privilegiano le relazioni fra le persone, gli uomini invece il rapporto con l’oggetto. Le donne comunicano tra soggetti prima di comunicare a proposito di oggetti, mentre gli uomini attuano scambi partendo prima di tutto dagli oggetti.

Le parole tipo che potrebbero fare da supporto allo scambio tra una bambina e sua madre, lasciano quasi sempre posto a due persone che si parlano, che comunicano messaggi basati su sentimenti “Mamma, vorrei venire con te … che tu mi stringessi tra le braccia …. Posso pettinarti? Com’era quando eri piccola?”.

E’ poi nel modo in cui si ottiene la risposta che spesso le cose si rovinano. Il bisogno di scambio è soppiantato da esigenze e imposizioni al modo imperativo: “Lasciami tranquilla!! … metti in ordine le tue cose!! .. Faresti meglio a venire ad aiutarmi piuttosto che guardare la televisione!! …”

Mi chiedo ha forse origine da questi messaggi la tendenza della donna a credere che sarà più amata se compiacerà gli altri, se non deluderà, se risponderà alle attese altrui??

Da adolescenti, le ragazze sognano la condivisione dei sentimenti, lo scambio d’amore con il partner.

Il bambino dice preferibilmente: “Voglio giocare al pallone … voglio una macchinina … farò il dottore o l’ingegnere”. Parla del possesso di oggetti, si definisce nel Fare, nel desiderio di avere e nella padronanza e nel controllo delle idee.

Da adolescenti sognano più imprese erotiche e di conquista e meno la condivisione fra le persone.

Da tutto questo emerge che una delle differenze sopra citate si può riassumere nel rapporto privilegiato della donna con l’ESSERE e nel rapporto dell’uomo con l’AVERE.

Questa dinamica antagonista e complementare vissuta in una doppia modalità, tra uomini e donne, strutturerà quindi in modo molto specifico il rapporto dei due partner con il mondo e la loro diversa maniera di porsi agli altri.


Libera scelta, piacere, obblighi e doveri.

Nell’uomo, molti atteggiamenti e comportamenti nell’attuazione di un progetto sono fondati sulla dinamica della libera scelta e del piacere del fare.

“Sono io che ho scelto di lanciarmi a peso morto da 6 anni nella ristrutturazione di questo cascinale, ma riuscirò a farcela da solo!”

“Ho consacrato più di 8 mesi alla sistemazione del garage, per creare una sala giochi per i bambini”.

“Risparmio e lavoro anche il fine settimana per comprarmi una casa in campagna dove potremo andare tutti a vivere felicemente!”

Tutto ciò, quest’uomo l’ha progettato, intrapreso e realizzato per la maggior parte del tempo provando piacere e soddisfazione ad ogni tappa della realizzazione. Orgoglioso di sé per il risultato ottenuto, ne ha parlato in seguito per molto tempo, l’ha fatto vedere agli amici. Tuttavia quando era l’ora del suo programma televisivo preferito, non esitava a interrompere il lavoro, a lasciare subito chiodi e martello. Riprendeva, poi, quando decideva lui, il lavoro titanico che si era liberamente imposto.

In questa dinamica di libera scelta e piacere, un uomo è capace di lavorare come un pazzo, di trascorrere ore intere all’opera. Vi spende molte energie, che gli vengono restituite sottoforma di gratificazioni visibili e concrete. Tenderà così ad assimilare quello che fa, realizza o intraprende, al suo valore di uomo.: “Sono quello che faccio!”. E, quando le sue forze diminuiranno, si sentirà inutile, indegno di stima,il suo carattere si inasprirà, le sue esigenze verso l’altro aumenteranno.

Alla donna succede raramente la stessa cosa. E’ più in un certo modo condizionata in una dina mica di obblighi, imprigionata nel “dover fare”. “Tocca a me fare questo!”; “Se non lo faccio io, chi lo farà?Se non ci penso io non ci pensa nessuno ..”.

E’ prigioniera più o meno consapevole di missioni da compiere, di compiti da eseguire; è spesso schiava, suo malgrado, del terrorismo del “bisogna che …”, e del “devo assolutamente pensare a …”.

Si impone da sola una moltitudine di cose da cominciare, prevedere, segnare, organizzare, altrimenti chi lo farà!

La donna investe molte energie nel provvisorio, in quelle attività che lasciano poche tracce e fanno parte dell’effimero e della ripetizione infinita del “ricominciare sempre” o del “mai finito”.

La gratificazione, a questo modo, resta epidermica, subito sostituita da un “dover fare”, da un nuovo obbligo, da un’altra urgenza. La soddisfazione troppo effimera si trasforma velocemente in irritazione, ogni disturbo nell’ordine stabilito appare insopportabile. Per anni si accumulerà in lei una serie di piccoli e grandi malesseri, di piccole e sottili frustrazioni. Spesso si svilupperà la sensazione diffusa che gli altri si approfittino di lei, l’impressione sgradevole di una giostra senza fine.

E tutte queste cose peseranno molto sulla disponibilità, la leggerezza e la fantasia degli scambi. Incideranno sulla sua posizione di donna, di partner ricettiva alle altre aspettative del suo coniuge.

Lui, da parte sua, può immaginare che se lei fa le pulizie di casa tutti i sabati, è perché le fa piacere …

L’incontro di questa doppia dinamica del “dovere” e della “libera scelta” può dare luogo a terribili malintesi che si riveleranno talvolta anni più tardi oppure dopo una separazione.

Una coppia vivace sarà capace di condividere e chiarire insieme questa doppia dinamica della “libera scelta – piacere” nell’uno, del “dovere – obbligo” e del “piacere che sfugge” nell’altra. E ciò non in termini di accuse o di rimproveri reciproci, come troppo spesso si fa, ma in termini di disponibilità a rimettersi personalmente in gioco: ognuno interrogandosi sulle proprie convinzioni in tale campo e cercando di abituarsi a questo rimettersi in discussione e ad integrarlo nel proprio modo di vivere …..

…. Continua nel prossimo post …..