Continuiamo il nostro viaggio tra quelle forze, spesso sottese e subdole, che sono spesso causa di crisi e che ,pur essendo al servizio del cambiamento, minano il cammino dei due partner.
Il “Biberon relazionale”
Un altro fattore che alimenta notevolmente le forze di separazione in una coppia è il fatto che il ragazzo e la ragazza non sono stati nutriti con lo stesso “biberon relazionale”. Una madre non accetta o proibisce le stesse cose, non ha le stesse intolleranze né le stesse aspettative sul figlio e sulla figlia.
Nel bambino investe soprattutto i propri desideri. Il desiderio che riesca nella vita, che abbia un buon posto di lavoro, che sia in ordine, educato, gentile con lei, che riempia in qualche modo i suoi bisogni originari, che colmi la differenza. “Vorrei che ti cambiassi i pantaloni, che ti pettinassi diversamente, che fossi puntuale ai pasti”. “Vorrei che…” è spesso il segno di un desiderio sull’altro.
Nella bambina la madre investirà soprattutto i sentimenti. “Mi piacerebbe che ti vestissi diversamente “; “Non mi piaci quando ti pettini così”, “Se mi volessi bene mi saresti di aiuto, non mi faresti preoccupare ..”.
Il padre esprime i propri desideri sotto forma di esigenze più implicite.
Tra madre e figlia, sentimento e relazione diventano l’oggetto di un tacito accordo, in base al quale troppo spesso la figlia, e più tardi la donna, crederà che l’amore dato (o ricevuto) dipenda dal grado di soddisfazione sollecitato nell’altro con i propri comportamenti modi di essere.
La futura donna si struttura, troppo spesso, su questa specie di equivoco affettivo: “Sono amata quando compiaccio, quando non deludo, quando non do preoccupazioni alla’latro … quando sono gentile con l’altro …”
Il bambino, nutrito più che altro da desideri, aspettative di riuscita o dir realizzazione, viene in qualche modo più valorizzato. La bambina sarà nutrita dalla speranza di essere amata non per quello che è ma per quello che fa o non fa.
Vent’anni dopo, l’uno (indovinate chi) proporrà i propri desideri: “Ti voglio” o “Vorrei che”, l’altro (indovinate chi) esprimerà i propri sentimenti con: “Ti amo”, “Vorrei essere amata da te”.
Questo divario, se non viene portato alla coscienza sarà all’origine di una molteplicità di frustrazioni e tensioni. Alimenterà i rischi di separazione o di dissenso in una coppia. E questo indipendentemente dalla natura, dalla positività, dalla forza o dalla profondità dei sentimenti, perché un logoramento sordo della relazione può deteriorare lentamente anche l’amore più splendido.
Differenze nella geografia intima dei desideri
La dinamica del desiderio nell’uomo e nella donna è soggetta a molteplici variabili. Al di là della familiarizzazione e della conoscenza brancolante dei primi tempo, la costruzione della relazione presuppone un apprendimento reciproco della geografia segreta e fragile dei desideri di entrambi.
Il desiderio maschile, come abbiamo visto , è imperniato piuttosto sulla conquista, è di tipo espansionistico, audace, a volte intrusivo, altre volte possessivo.
Il desiderio femminile è all’ opposto dell’espansione, è rivolto all’interiorità. La donna osa esprimere il proprio desiderio per accrescere, per ampliare, è spesso nell’atteggiamento di chi si dona.
Anche nell’incontro così delicato degli slanci e dei voli, il movimento contraddittorio dei desideri può svilupparsi sia in completezza, sia in antagonismo.
L’incomprensione dei percorsi, delle attenzioni, la ripetizione a volte meccanica di qualche gesto nello sfiorarsi, di insistenze metodiche non contribuiscono certo a svegliare, trasportare e rinnovare il desiderio reciproco. Le forze di coesione in una coppia acquisiscono grande dinamismo nell’incontro dei desideri e nello sviluppo dei piaceri.
Slegarsi per unirsi.
Un’altra forza di separazione consiste nella capacità o no di slegarsi per potersi legare di nuovo.
Se l’uno o l’altro dei partner resta legato ad una relazione significativa del proprio passato, a papà o mamma o a un vecchio amore,se resta troppo dipendente dalle aspettative, dai desideri di queste immagini significative della sua storia, se rimane perso nella nostalgia “di tutto quello che sarebbe potuto succedere se …”, farà fatica a costruire una nuova unione, a impegnarsi e anche a definirsi in una relazione di coppia basata sul coinvolgimento, sulla reciprocità e sul dono di sé.
Succederà così che una coppia sarà talvolta formata da più coppie informali, con alleanza latenti e implicite più solide e reali delle alleanze ufficiali.
In alcuni casi, la “vera coppia” può essere costituita dalla relazione del marito con la propria madre, dalla relazione della moglie con il proprio padre o la propria madre, con l’uno o l’altro dei figli, dalla relazione del marito con il suo lavoro.
Può anche succedere che sia una vecchia relazione amorosa non terminata, anche se non si traduce in atti, ad occupare lo spazio affettivo di un uomo o di una donna, rischiando di annullare la relazione della coppia nel suo presente. Queste coppie differenti possono essere complementari o rivali. Se sono complementari, apportano a volte una ventata di ossigeno alla coppia ufficiale e paradossalmente la rendono stabile.
Alcune coppie durano soltanto per la presenta di un terzo che garantisca l’equilibrio degli altri due. Si creano così sottili triangolazioni, il cui vertice mantiene stabile la base. Questa dinamica sembra difficile da comprendere, tuttavia è frequente vedere coppie sfasciarsi quando scompare la terza persona.
Altre volte,le diverse “coppie” di una coppia possono diventare rivali, urtarsi, tentare di distruggersi. “Ti ho sempre detto che non era la donna per te”, dirà una madre che vede nella nuora una rivale. “Sai bene che soltanto io ti voglio bene veramente e che tua madre ti sfrutta e ti prende in giro”, risponderà la moglie. Sono innumerevoli gli esempi di questa lotta quotidiana per catturare l’affetto di una persona, che si sentirà strattonata da una parte e dall’altra, in mezzo a parecchi obblighi.
Così le coppie esistenti all’interno di una coppia si dichiarano guerra a volte fino all’ultimo sangue per appropriarsi si uno dei due partner, per catturarlo. La persona che costituisce la posta in gioco di questi conflitti cercherà in modi diversi di soddisfare, rassicurare, dare prova d’amore e dedicare tempo ad ognuna delle parti.
Somatizzazioni violente e croniche unite ad alto stress e costante insoddisfazione sanzioneranno così l’impossibilità di slegarsi per unirsi al partner scelto.
Se ogni membro della coppia si dà i mezzi per chiarire la propria storia e il proprio passato, se accetta di prendere una posizione in rapporto ai doveri o alle missioni di cui si è fatto carico e di condividere riguardo a tutto ciò, si dà al tempo stesso maggiori possibilità per allearsi e impegnarsi con il proprio partner.
… continua nel prossimo post …..