Il terzo imparziale che accompagnerà la coppia nel loro percorso di ri-conoscimento è il MEDIATORE, tutore e garante dei minori coinvolti, che avrà come scopo principale quello di portare i partner al raggiungimento di un accordo restituendo loro il ruolo di protagonisti nella ricerca della soluzione del loro problema.
Caratteristiche di un Mediatore sono:
- Accoglienza => verso entrambi i partner, verso la coppia , verso il conflitto
- Neutralità, “equivicinanza” => capacità di accogliere entrambi i componenti della coppia in modo imparziale ed equanime in modo che nessuno dei due si senta meno accolto dell’altr
- Empatia => per il carico di sofferenza portata dalla coppia per soddisfare il bisogno di riconoscimento
- Capacità di fornire informazioni utili => anche di stampo legale
- Direttività => come strumento per la gestione del processo: il timone della seduta è in mano al mediatore
- Addestramento a stimolare la progettualità e la decisionalità => agevolando la coppia che ha rinunciato alla propria progettualità a riappropriarsene trovando soluzioni attraverso l’attivazione delle proprie risorse.
Il Mediatore inoltre è un “traghettatore di senso” , attraverso il feedback fenomenologico e la riformulazione traduce il sentire dei partner educandoli all’ascolto, riaddrestrandoli, così, alla comunicazione che nel conflitto si è persa.
Alcuni blocchi della comunicazione possono essere causati proprio dal litigare, biasimare, non ascoltare e cambiare argomento. Una delle tecniche che il mediatore trasferisce ai partner perché ristabiliscano una corretta comunicazione consiste nell’abituarli a descrivere ciò che sentono in prima persona, “Messaggio –Io-“ invece di accusare l’altro, “Messaggio –Tu-“, ad esempio: “quando fai tardi IO mi sento a disagio!” invece di “TU fai sempre tardi!”
Al capolinea di un rapporto di coppia tanti sono i personaggi sulla scena e il Mediatore è il regista che accompagna i due protagonisti nel lavoro di ri-costruzione e rivisitazione del matrimonio oramai sfumato: dando la giusta luce a fatti e vissuti nei precedenti anni, discorrendo di ciò che è stato fonte di dolore e di ingiustizia, l’esistenza di ricordi piacevoli, sapendo scremare, dal legame, qualche aspetto e reminiscenze ancora salvabili e rinforzando la responsabilità e la figura genitoriale.
Lo scopo è quello di passare dalla “separazione dei coniugi” alla “unione dei genitori”; Si dividono i beni, si separano gli spazi, si interrompono i rapporti ma contemporaneamente si rinforza un dialogo sui figli e si stimolano i genitori nel prendere decisioni comuni nei loro riguardi. Pertanto ruolo del mediatore è quello di stimolare la coppia lungo questa strada coadiuvandoli nel recupero di una fiducia reciproca .
Il mediatore lavorerà dunque insieme alla coppia su due fronti: quello della coniugalità e quello della genitorialità.
In primo luogo è importante esplorare la fine emozionale del legame.
Solo il riconoscimento obiettivo dell’esistenza del legame porta a discorrere del suo iter in maniera oggettiva, nel senso di accettarlo per quello che è stato, sapendo, al contempo, riproporne il valore e rinsaldando determinati aspetti che lo hanno caratterizzato (la complicità, la condivisione di valori etc.).
La transizione da coppia coniugale a quella genitoriale è rinforzare quella volontà di preservare “il bene comune”: i figli in modo che essi vengano tutelati dal fallimento del progetto familiare senza diventare vittime innocenti di tale processo.