La separazione dei coniugi è un istituto disciplinato dal codice civile ,dal codice di procedura civile e da una serie di leggi speciali.
La separazione non scioglie il vincolo matrimoniale e, quindi, non fa venir meno lo status giuridico di coniuge (effetti che saranno prodotti eventualmente dalla pronuncia di divorzio), bensì fa cessare alcuni degli effetti propri del matrimonio (scioglimento della comunione legale dei beni, cessazione degli obblighi di fedeltà e di coabitazione) ma non intacca gli altri effetti che continuano a prodursi tra i coniugi seppur in forma differente o limitata (obbligo di contribuzione nell’interesse della famiglia, obbligo di mantenimento del coniuge più debole e dovere di mantenere, educare ed istruire la prole).
Ci si separa sostanzialmente perché si spera di ri-trovare in qualcun altro quello che il nostro coniuge “non è stato capace di darci” pur, in qualche modo avendocelo promesso.
A volte si inizia un cammino insieme, con dei presupposti e delle visioni del mondo che coincidono o che si completano a vicenda. Ma poi la crescita di ognuno prende delle strade diverse e così ci si ritrova a muovesi in direzioni opposte.
Se una nave è diretta a San Salvador e l’altra a Cape Town, non ci sono più molte rotte comuni passato lo stretto di Gibilterra….
Può succedere che uno dei due, in genere quello che richiede la separazione, elabori prima dell’altro il distacco ed è quindi più autonomo, mentre l’altro rimane emotivamente coinvolto e non riesce a superare quest’esperienza vissuta, nella maggior parte dei casi, come un fallimento personale, uno smacco o un affronto.
Per questo motivo spesso il coniuge che viene lasciato rifiuta la realtà dei fatti; le emozioni prevalenti sono l’angoscia e la collera, che possono essere seguite dal desiderio di punizione e di vendetta.
Avvocati, consulenti di parte, accuse reciproche, vendette, querele, denunce, e in tutto questo caos i figli con i loro bisogni di legame, di sicurezza e di sostegno, spariscono sullo sfondo della scena.
Cosa significa cambiare la cultura della separazione?
Significa prima di tutto diffondere la consapevolezza che la separazione può essere affrontata in maniera diversa, assumendosi la responsabilità della propria vita.
La separazione è un tornado emotivo che ci fa perdere la connessione con noi stessi proiettando sull’altro il nostro senso di fallimento e di vuoto; com-prendere che abbiamo contribuito anche noi a realizzare la situazione di crisi significa essere in grado di salvaguardare quello che di positivo c’è stato, soprattutto quando ci sono i figli.
La conflittualità che molto spesso accompagna le separazioni coniugali rende ciechi i genitori dei bisogni effettivi ed affettivi dei propri figli: la separazione dei genitori significa per il bambino avere un padre ed una madre che non si amano più innescando in lui conflitti e domande sul se sia giusto continuare ad amare entrambi dal momento che loro non si amano più.
Il bambino si viene così a trovare in un “limbo” affettivo dove non esistono più certezze e i genitori, prima diade indissolubile, si dividono spesso in un “genitore buono” e in un “genitore cattivo” creando in lui senso di abbandono, confusioni e sensi di colpa,. Per evitare questo è necessario che gli ex coniugi affrontino la fine della coppia riuscendo a portare in salvo il legame. Imparando ad uscire dai ruoli precostituiti, ascoltandosi e rispettandosi; ricercando e riconoscendo, accanto a ciò che è stato fonte di dolore e ingiustizia, ciò che di buono e giusto è stato compiuto e distribuito nella relazione.
Come si realizza tutto questo?
- Distinguendo la relazione di coppia da quella genitoriale
- Riscoprendo la propria integrità individuale
- Riscoprendo la capacità di gestire la genitorialità
- Rispettando la dignità dell’essere genitori anche in un contesto familiare di crisi
- Garantendo ai figli di restare tali anche in caso di separazione
- Riscoprendo una nuova progettualità.
Il cambiamento “epocale” della legge nr.54 dell’8 Febbraio 2006 sull’Affido Condiviso, consiste proprio nel considerare i figli non più oggetti di tutela bensì soggetti di diritto. In questo modo viene del tutto capovolto il sistema vigente fino ad allora in base al quale i figli erano affidati o all'uno o all'altro dei genitori secondo il prudente apprezzamento del presidente del tribunale o del giudice o secondo le intese raggiunte dai coniugi in favore di una BIGENITORIALITA’ CONDIVISA.
I figli hanno il DIRITTO INALIENABILE di:
- Mantenere un rapporto equilibrato e continuo con entrambi i genitori
- Continuare ad essere istruiti – educati – mantenuti
- Continuare ad avere rapporti significativi con i parenti di entrambi i rami genitoriali
Questo comporta il riconoscimento da parte di ciascun genitore della genitorialità dell’altro come valore permanente che non si limita al periodo felice della vita di coppia ma rimane anche dopo la separazione.
Vivere consapevolmente la propria genitorialità significa perciò garantire ai figli che l’amore dei genitori è “per sempre” anche quando l’amore nella coppia non c’è più.
Rispettare i figli significa quindi evitare il danno esistenziale che viene loro inflitto quando i genitori duellano senza esclusione di colpi per effetto di un intenso e insanabile conflitto.
In questo scenario la Mediazione Familiare può avere un ruolo significativo di accompagnamento verso una separazione consapevole dei due coniugi in difesa del diritto dei figli alla bigenitorialità, sostenendo ed aiutando la coppia attraverso una ristrutturazione della comunicazione perché riconosca il valore comune, la responsabilità comune e la pari dignità dell’essere e restare genitori anche quando il rapporto di coppia finisce.
L’obiettivo a cui tende la Mediazione Familiare è quello di “separarsi insieme” imparando a gestire le emozioni negative, prendendo atto della responsabilità di ognuno nella crisi del rapporto per costruire anche dalle macerie un progetto comune di genitori.
Ciao Gabriella, mi sono imbattuto in questo blog, vengo da una separazione abbastanza fresca, e abbiamo un bambino favoloso. Penso che il lavoro che fai, la voce che hai messo in questa piazza virtuale, come dici te, possa essere d'aiuto a molti. Se riterrai utile una voce fresca di passaggio, oppure solo un racconto di quella che è stata ed è tutt'ora, la mia esperienza in materia, sono disponibile. Grazie ancora. Un bacio.
RispondiEliminaCiao Francesco, grazie per essere passato di qua ... :-)
RispondiEliminaSe mi vorrai raccontare la tua esperienza, sarò bel felice di accoglierla e di postarla. Penso che in situazioni di questo genere l'esperienza di chi ci è già passato possa essere di grande aiuto per chi si trova in mezzo alla confusione, e al conflitto.
Se ti va mi farebbe piacere che ti iscrivessi tra i miei lettori e passassi parola di questo mio giovanissimo blog.
Grazie in anticipo....
ti saluto affettuosamente
Gabriella
P.S.
se vuoi puoi indirizzare la tua testimonianza a gabriellacosta@artcounseling.it
bisogna essere in due ...
RispondiElimina