" ... Il libro della vita comincia con un uomo e una donna in un giardino e finisce con .... l'Apocalisse"

Oscar Wilde

domenica 3 ottobre 2010

Scegliersi ...


“ L’amore non è altro che la scoperta di noi stessi in altri, e il piacere di riconoscerci ….” A.Smith

Anche se non si vuole credere ai proverbi, ce ne è uno a cui nessuno si sottrae: "Dio li fa e poi li accoppia ". Possiamo spiegare il proverbio dicendo che la scelta di un partner risponde a esigenze di tipo sociale e economico, nonché familiari, di affinità psicologica o sessuale.

Questa mescolanza di elementi determina quella che Goethe chiamava "affinità elettive" e che spiegava come "sottile affinità chimica in virtù della quale le passioni si attirano e si respingono, s'associano, si neutralizzano e poi si separano e ricompongo un'altra volta ".

Ma da che cosa è regolata la ricerca del partner giusto??? Ognuno di noi si è posto almeno una volta questa domanda.

L'innamoramento è, per definizione, un processo irrazionale che risponde alle regole del cuore e del sentimento, più che a quelle della logica. Proprio per questo, nell’innamoramento e quindi nella scelta, giocano un ruolo fondamentale i fattori inconsci.

Secondo la teoria psicoanalitica la scelta del partner è condizionata da come il bambino o la bambina, ha transitato l'età edipica.

In questa fase il padre è l'oggetto d'amore della bambina , mentre la madre lo è per il figlio maschio. In questo stadio, il comportamento dei genitori e le loro reazioni al naturale comportamento del bambino, condiziona il ricordo edipico non cosciente del fanciullo, proiettandolo nelle fasi successive e quindi nell'età adulta, quando dovrà scegliere un partner. L'uscita dal complesso di Edipo definisce l'identità sessuale.

In maniera semplicistica possiamo dire che se il rapporto con il genitore del sesso opposto è stato positivo e soddisfacente, possiamo scegliere come partner , una persona che abbia le migliori qualità dei nostri genitori.

Qualcuno per esempio, che sia caloroso e gentile come nostra madre o che abbia il senso dell'umorismo e la forza di carattere di nostro padre.

Che cosa succede invece se il rapporto con il genitore del sesso opposto è stato difficile e doloroso? In questo caso, possiamo sentirci attratti da qualcuno che presenta gli stessi aspetti negativi dei nostri genitori. Per esempio, se siamo donne possiamo innamorarci di uomini inaffidabili e poco presenti come era nostro padre, se siamo uomini possiamo sceglierci delle compagne possessive e asfissianti come era nostra madre.

Queste scelte che ci portano a vivere dei rapporti infelici e tormentati, rispondono ad un bisogno inconscio di superare il nostro passato.

In altre parole, si ricrea con il partner la stessa situazione infelice che avevamo da bambini con il genitore del sesso opposto, con l'intento inconscio di cambiare il partner e così facendo, riuscire a guarire le ferite del passato.

Secondo, invece, la teoria Sistemica la scelta del partner è condizionata da una fusione tra bisogni familiari e personali. Un fattore può prevalere sull'altro in relazione al tipo e all'intensità di relazione con la famiglia di origine.

L'influenza della famiglia di origine riguarda soprattutto: valori (che cosa è una buona moglie, che cosa è un buon marito?); funzioni (relative ai comportamenti); miti familiari (il compito assegnato ad ogni membro della famiglia, come padre autoritario e lavoratore, madre comprensiva e casalinga, figli ubbidienti).

Quando i miti familiari prevalgono sui bisogni individuali, la scelta del partner si orienta verso caratteristiche esteriori, come la posizione sociale, il prestigio sociale, etc. con la conseguente illusione che questo possa soddisfare anche le proprie aspettative personali.

Se la scelta del partner si orienta maggiormente verso i bisogni individuali, essa è più libera e consapevole e meno frettolosa; soprattutto si vede il partner per quello che veramente è, in blocco, con pregi e difetti. L'amore è vissuto come unione ed è valorizzata l'alleanza cooperativa tra i coniugi.

Quando, tuttavia, i bisogni individuali sono inquinati dalle dinamiche familiari con la famiglia di origine e dalle vicissitudini di sviluppo irrisolte, questi si presentano mascherati.

Una persona non libera dalle strutture inconsce che conserva in un fardello psichico non riesce a vedere la realtà con i colori naturali ed il filtro delle sue lenti deforma la realtà fino a renderla alternativa. Insegue un ideale “malato” che vorrebbe compensare angosce, paure, ansie sofferte e non risolte. L'altro non è percepito nella sua realtà e nel suo bisogno d'amore e il mondo psichico della coppia si struttura con lo sfruttamento reciproco.

Da tutto ciò possiamo quindi vedere come diventi determinante il legame che si era instaurato con chi, in origine, si era preso cura di noi.

Ognuno cerca di sperimentare le modalità di contatto che gli sono proprie e cerca di prevedere le reazioni e i comportamenti dell’altro con la speranza di utilizzare queste sensazioni per riuscire a rendere concreto il proprio bisogno di avviare la relazione affettiva.

In questo momento si mette in atto inconsapevolmente un “monitoraggio affettivo reciproco”: ciascuno presta attenzione ai segnali provenienti dall’altro , questi segnali vengono accolti e solo quando, nel loro insieme, danno idea dell’affidabilità si incomincia ad entrare nel vivo della relazione.

Ciascun partner da’ un significato all’altro in relazione ai propri bisogni, mettendo in atto un gioco di “vuoti” e di “pieni” ossia un alternarsi di attenzione selettiva ad alcune caratteristiche del partner e di una disattenzione altrettanto selettiva per quegli elementi che non rispondono alle sue aspettative.

Avviene, per così dire, una sorta di idealizzazione del partner. Ed è proprio in questo momento di idealizzazione che scatta il “patto segreto” che molto spesso è collocato solo nella sfera dell’inconscio e che comprende i bisogni, gli ideali, le aspettative che ciascuno dei due partner porta dalla sua storia personale e familiare e che ciascuno ambisce a soddisfare nella relazione.

Tale patto implicito rappresenta, in sostanza, l’aspetto inconsapevole della scelta del partner, ciò che ognuno di noi proietta nell’altra persona. Si utilizza l’altro per sé e per i propri bisogni. Spesso tali bisogni ed aspettative rappresentano gli stessi aspetti non corrisposti nella propria famiglia di origine. Capita spesso, infatti di proiettare sul partner atteggiamenti o sentimenti che avevano a che fare con uno dei genitori. Il partner non è più visto come tale: la sua personalità viene offuscata e confusa con quella del genitore. Si genera in tal modo un contratto implicito secondo il quale ciascuno deve essere quello che l’altro vuole che lui sia.

Ci si illude di vivere un rapporto autentico che invece diventa una prigione in cui i partners della coppia non esprimono loro stessi, ma incarnano dei ruoli, interpretano una parte che, a volte, non prevede la possibilità neppure di esprimere la propria insoddisfazione, rabbia e delusione, indipendentemente dalla causa che genera tale disagio. Questo perché esprimere sofferenza significherebbe dire all’altro che ha fallito nel compito di renderci felici, dire all’altro che egli non può essere il nostro mondo ed affermare questo significa deludere quel patto iniziale implicito che la coppia ha stipulato.

Nel momento in cui il patto implicito non è più rispettato si determina la crisi e quindi il possibile desiderio di separarsi.

A questo punto può diventare determinante l’intervento della Mediazione nel rendere consapevoli i due soggetti della coppia dei loro bisogni, proiezioni, aspettative e del loro patto segreto in modo da consentire ad ognuno di loro di conoscersi, per poi prendere la strada giusta e seguire il proprio percorso di vita.

1 commento:

  1. Eh si. Adesso lo so.. Ho dovuto picchiarci la bocca però.. E nonostante la sofferenza, tutto quello che scrivi, cara Gabriella, non risulta comunque facile da smontare. Tutte quelle strutture, di cui siamo costruiti, di cui siamo stati partecipi nel rapporto con il genitore opposto, anche una volta capite, fanno partte così tanto di noi, che il vedere le cose in altro modo, ci fa paura. Non riusciamo a sganciarci, dalla "abitudine" di un comportamento che fino a quel momento è stato parte fondamentale di noi. Lo sto vivendo, vivo con la paura di rifare gli stessi errori. Vi terrò aggiornati. Ciao a tutti.

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