" ... Il libro della vita comincia con un uomo e una donna in un giardino e finisce con .... l'Apocalisse"

Oscar Wilde

sabato 13 novembre 2010

Dire ... non dire ...



Le domande che frullano nella testa dei bambini, come abbiamo visto nel post precedente, ci hanno avvertito di quanto sia importante il modo con cui la separazione dei genitori diventa per i figli realtà immediata, fatto accaduto e memoria indelebile.

I genitori che stanno per separarsi, abbiamo visto, hanno tanti e tali problemi che tendono a semplificare le cose. Una delle peggiori semplificazioni e forse la più nociva è quella di non parlarne con i figli.

Se così stanno le cose, ne consegue la necessità di porre il massimo di attenzione nel comunicare ai figli una decisione che li coinvolge profondamente e che cambierà in ogni caso la loro vita. In quei frangenti nulla è secondario o accidentale. Tutto va preparato con cura, senza tuttavia che il dialogo sembri il copione di una recita imparata a memoria.

Il difficile è proprio far coesistere, nello stesso momento, riflessione e spontaneità, l’ascolto di sé e degli altri. Solo evocando la propria infanzia o adolescenza, gli stati d’animo che si è provati in particolari momenti di tensione e di angoscia, si potrà riuscire a mettersi in sintonia con i figli. Chiedendosi come avremmo vissuto noi un’analoga situazione, in che modo avremmo reagito se ci fossimo trovati nei loro panni. Tutto questo può essere agevolato dal percorso di Mediazione che in una delle sue fasi porta i genitori, attraverso il role playing, a mettersi nei panni dei figli nel momento in cui viene comunicata loro la notizia.

In ogni caso, prima di riflettere sul modo migliore di comunicare la separazione familiare, occorre affrontare un problema preliminare: dirlo o non dirlo??

Nonostante, come ho detto, l’assoluta necessità di coinvolgere “sapientemente” i figli in quello che sta succedendo, persiste ancora il pregiudizio che sia meglio mantenere i bambini all’oscuro di tutto. ….. per il loro bene, naturalmente …

Ma un figlio è già nel conflitto dei suoi genitori, non si tratta di introdurlo arbitrariamente nel campo di battaglia, nel farlo un complice, ma di considerarlo un soggetto, con diritto di parola!!

Se padre e madre non lo angosciano troppo, il bambino tende a tenersi fuori dalla contesa; spetta tuttavia agli adulti che partecipano all’evento coinvolgerlo, non tanto nei loro problemi quanto nei suoi. La consapevolezza di ciò che si sta vivendo aiuta a superare la paura che si insinua negli interstizi dell’imprevisto e nell’ignoto.

Non lasciatevi ingannare dalla sua apparente indifferenza, dal fatto che non fa domande, non ascolta i discorsi che si fanno in sua presenza, appare allegro. Poiché un figlio respira l’atmosfera familiare e avverte, seppur inconsapevolmente, tutti i rischi che incombono, il silenzio diviene, come nei migliori film di suspense, la peggiore delle minacce.

Anche la menzogna: “papà è lontano per lavoro” ha un effetto destrutturante, perché il sospetto dell’inganno tende a dilagare su tutti i rapporti rendendo il bambino disincantato per credere a chicchessia.

Nella separazione la durezza è nei fatti e si tratta di lenirne l’impatto emotivo; altrimenti si lasciano soli i più piccoli nel difficile compito di registrare l’evento, fissarlo nella memoria e dargli un senso.

Paradossalmente risulta più agevole decidere di comunicare ai figli la fine della famiglia, di quella famiglia, quando la corrosione dei rapporti è esplicita e plateale, quando la corrosione dei rapporti e di rancori ha reso l’atmosfera familiare irrespirabile. Se invece la dissoluzione dei legami è stata lenta, sommessa, sotterranea, il gesto di ufficializzarla può sembrare immotivato e il momento arbitrario.

In ogni caso, quel giorno resterà impresso nella memoria come un flash che segnerà uno spartiacque nella vita di tutti: un “prima” e un “poi” difficili da ricomporre. Quando tra genitori e figli si era precedentemente costruito un patto di fiducia e di alleanza, occorre conservarlo come il più prezioso dei beni. E la fiducia si basa sempre sulla verità, anche la più dolorosa.

Naturalmente il modo di comunicare una decisione così importante per la loro vita varia a seconda delle circostanze e dell’età dei figli.

Certe volte i genitori che hanno intenzione di separarsi si affrettano a darne notizia ai figli quasi volessero far precipitare la situazione, in modo che accada davvero qualcosa , questo può succedere quando tra loro se ne è parlato troppo, o al contrario troppo poco.

Anche il timore che i bambini o i ragazzi lo vengano a sapere da altri li spinge a prendere spesso l’iniziativa e ad agire.

Oppure è il desiderio di rompere la solitudine, di confidarsi, di essere capiti e consolati che fa dilagare le loro emozioni rompendo l’argine dell’essere genitore, buttando in questo modo sul bambino tutto il loro dolore.

E’ probabile che il momento opportuno non esista e che ci si debba accontentare di una certa approssimazione: comunque è meglio parlare che tacere, agire piuttosto che far finta di nulla. Pur sapendo che molte volte sono gli eventi a decidere.

In ogni caso, anche quando sembra scontata, la dichiarazione “Noi ci separiamo” risulta sempre traumatica per chi la riceve, soprattutto per i figli, che cercano in ogni modo di schermarsi dall’impatto diretto dei fatti.

Tutti i bambini temono di essere abbandonati dai genitori, non tanto perché muoiono, quanto perché, in questa situazione, affettivamente o fisicamente si allontanano da loro; venendo così a confrontarsi con una minacciosa condizione di “orfanità” che neppure le alternative (il nuovo compagno della mamma, la nuova compagna del papà, la ricomposizione di due famiglie) riescono a rendere positiva.

Si cresce così, sapendo di avere dei “grandi” che ti vogliono bene, ma in fondo sai che ti devi arrangiare, pensare a te stessa con le tue forze, magari anche con la paura e l’imbarazzo di chiedere aiuto o affetto.

La conoscenza dei processi mentali dei figli di fronte alla separazione dei genitori non è fine a se stessa. Benchè sia sempre meglio sapere che non sapere è però bene che si traduca anche in modo di agire. In questo caso l’annuncio della separazione deve essere un passo ben ponderato. Non si può agire con il retro pensiero di tornare sui propri passi come se si trattasse di una fiction, di una simulazione per vedere che effetto farà. Non si gioca con gli affetti e le emozioni. La decisione va resa pubblica soltanto quando si è convinti che sia definitiva.

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