" ... Il libro della vita comincia con un uomo e una donna in un giardino e finisce con .... l'Apocalisse"

Oscar Wilde

lunedì 29 novembre 2010

Ri-Stabilire il proprio mondo ...


Una volta sciolti i vincoli coniugali, rimane intatto il nocciolo duro della famiglia: i figli. Ed è sul compito di gestire la paternità e la maternità che gli ex-coniugi possono essere aiutati da un percorso di Mediazione che li accompagnerà a ri-incontrarsi come genitori e a stabilire insieme le basi per una nuova progettualità.

Per i bambini la compresenza del papà e della mamma è una situazione naturale e, se fosse per loro, non la porrebbero mai in dubbio. Pertanto la separazione familiare richiede un notevole impegno da parte degli adulti affinchè i bambini possano comprenderla e accettarla.

Le emozioni dei genitori provocano nei figli reazioni diverse: mentre la rabbia suscita paura, la depressione sollecita atteggiamenti di conforto e cura che, se prolungati, possono dar luogo nell’adolescenza ad una vera e propria inversione dei ruoli. Come ho sottolineato precedentemente spesso può succedere che i figli si trasformino in genitori dei propri genitori.

Poiché per il bambino sono determinanti i cambiamenti che avvengono nella sua esistenza, è essenziale che i genitori si immedesimino in lui per vedere la situazione dal suo punto di vista. Se gli adulti, separandosi, gli hanno rivoluzionato la vita cerchino per quanto possibile di mantenere intatto il suo habitat.

Ad esempio per un bambino piccolo, almeno fino ai 5 anni, la stabilità dell’ambiente in cui è cresciuto è un fattore essenziale, perché gli permette di conservare il rapporto con la realtà esterna. Il problema si pone quindi in maniera evidente quando i genitori cessano di convivere. A questo proposito, per non destrutturare i suoi punti di riferimento, che non sono solo spaziali e temporali ma anche simbolici e affettivi, occorre che, nei limiti del possibile, il bambino continui a vivere nella stessa casa, tra i vicini di sempre, circondato dai suoi oggetti abituali. Può sembrare insignificante, ma cambiare il letto, non ritrovare più il proprio cuscino, per un bambino può essere destabilizzante. L’infrangersi dei suoi gusci di protezione, dei suoi rituali, può lasciarlo in balia di un mondo estraneo e ostile che da solo potrebbe non saper controllare trasformando così la notte in un interminabile incubo.

Per essere ritenuto familiare lo spazio ha bisogno di essere costante e fermo, disponibile alle esplorazioni infantili e ai rituali di riconoscimento. La familiarità delle percezioni e la consuetudine dei gesti sono per lui fonte di gioia e rassicurazione. Aperti gli occhi, controllata la stabilità del mondo, cercherà con la mano il suo oggetto preferito e se lo stringerà al petto con gioia, come se ritrovasse una parte perduta di sé. Poi darà un nome alle cose buone che lo attendono: il latte, i biscotti, la tazza o il biberon. Se può constatare che le sue attese sono esaudite, ne ricava calma, sicurezza,fiducia. Negli anni magici le cose sono importanti come le persone; utilizzando gli oggetti che hanno quotidianamente a disposizione, i bambini affinano le loro percezioni, perfezionando le loro capacità.

Inoltre la stabilità dello spazio e la continuità del tempo sono connesse, a quell’età i processi di sintesi, sono così precari che la disgregazione dell’ambiente può diventare disaggregazione di sé. Se, come è auspicabile, il bambino rimane nella casa dove ha vissuto con mamma e papà, potrà mantenere un filo di continuità nella propria storia che altrimenti potrebbe spezzarsi. Solo poco per volta sarà in grado di distinguere tra l’Io e il mondo e di riconoscere che le cose continuano ad esistere anche quando sono fuori dalla sua capacità di percezione e manipolazione. A quel punto il bambino potrà fermarsi a dormire nell’abitazione del genitore non convivente senza eccessiva ansietà. Soprattutto se vi troverà oggetti noti come il cuscino, la copertina, un pigiamino usato, il giocattolo preferito.

Anche gli orari, le azioni e i gesti dovrebbero essere il più possibile costanti. L’abitudine svolge infatti una importante funzione di rassicurazione.

I figli di coppie separate si trovano spesso a transitare tra due modi di vita diversi e contrapposti che da soli non riescono a ricomporre. Poiché il raggio d’esperienza dei bambini si allarga progressivamente, la loro capacità di accettare le differenze di comportamento senza sentirsi lacerati ha bisogno di un clima sicuro, dove i punti di riferimento siano il più possibile costanti. Ogni strappo nell’omogeneità del mondo rischia di provocare una fuga regressiva nei precedenti stadi di sviluppo. In questi casi il bambino ricomincia a piagnucolare, a succhiarsi il dito, a farsi la pipì addosso, a balbettare.

Ancora oggi è raro che entrambi i genitori abbiano le stesse responsabilità nei confronti dei figli e la stessa competenza nei vari aspetti della cura del bambino e della gestione della casa. Nella maggior parte delle famiglie ci sono dei compiti riservati al padre e altri riservati alla madre. I bambini avranno ormai dimestichezza con questa differenza di ruoli e tenderanno ad andare da un genitore per un ginocchio sbucciato o una comunicazione da parte della scuola, e dall’altro per un giocattolo rotto o la tastiera del computer che si è bloccata.

Dopo la separazione i genitori si ritroveranno probabilmente a dover ricoprire anche i ruoli cui un tempo assolveva l’ex compagno o compagna. In un ottica positiva entrambi i genitori potrebbero considerare la situazione come un’occasione per sperimentare aspetti della genitorialità che non avevano vissuto prima. E’ però probabile che a volte si sentano sopraffatti dalla necessità pratica di rispondere alle esigenze dei figli senza l’appoggio di un altro adulto e magari si trovino a dover imparare a gestire alcuni aspetti della cura dei figli con cui prima avevano poco a che fare.

Allo stesso modo un genitore può scoprire di dover “passare” all’altro un’attività che una volta era vista, da lui e dal bambino, come un tempo speciale da condividere. E’ anche possibile che un genitore abbia l’ansia che il bambino non riceva dal genitore che se ne è andato lo stesso livello di cura che riceve in casa. Il fatto di doversi assumere muovi ruoli o di dover cedere propri compiti familiari può essere per i genitore fonte di disagio, mentre per i bambini ricorda ulteriormente che la situazione è cambiata.

All’inizio accettare i genitori nel nuovo ruolo e imparare a fidarsi di loro può essere destabilizzante e fonte di preoccupazione. Questo è ovviamente un altro aspetto nel quale la comunicazione tra i genitori è vitale per il benessere dei loro figli.

Anche in questo caso la Mediazione può essere un valido aiuto nell’agevolare i genitori a comprendere le priorità delle esigenze dei figli cercando di impedire i sabotaggi reciprochi

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